L'Italia
si è sempre distinta in svariati campi e in diversi momenti della
storia.
Siamo
molto conosciuti per il made in Italy, per esempio, o per la
moda.
“Le camicie rosse ricucirono il Paese// le camicie nere lo portarono alla guerra// le camicie verdi vi si son pulite il culo// gli stilisti dello Stivale sono quelli più apprezzati”
Quando
si dice “Italia”, si parla di una nazione unica. Inimitabile, o
meglio: da non imitare.
Dimenticavo
che questa è una nuova puntata di Politica for Dummies, un nuovo
genere letterario, inventato proprio per ciò di cui parleremo più
avanti.
Una
puntata grottesca, gotica, dark. C'è un omicidio, un presunto
colpevole, molti maggiordomi. Vedremo chi sono (mettetevi comodi, è un viaggio lungo ma vale la pena).
C'è
Giacomo Matteotti, sulla strada verso palazzo Montecitorio,
sede della Camera dei Deputati: luogo di lavoro di Matteotti.
C'è
una macchina: una Lancia Lambda, sul lungotevere nella stessa strada,
che lo aspetta.
All'interno,
5 uomini, membri della polizia politica fascista.
Ma
andiamo con ordine.
Circa
un mese prima, il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti, dichiara
al Parlamento:
“Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà. […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse.”
E,
rivolto ai compagni di partito, termina in modo davvero epigrafico:
“Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.”
Con
questo discorso, egli voleva iniziare a fare opposizione in modo
molto più intransigente e meno passivo, dopo i soprusi e le violenze
subite per opera dei militanti del partito fascista.
Tuttavia,
i
giornali italiani,
ci aiuta a capirlo la dichiarazione di Furio Colombo nel documentario
“Viva Zapatero!” di Sabina Guzzanti: “diventavano ogni giorno
più fascisti”. Cioè, dal primo che raccontava che il fascismo
fosse democraticamente eletto (vedi il discorso di Matteotti), le
uscite successive erano “il doppio più fasciste” e via via dal
raccontare che “l'Italia era comunque una democrazia”, fino al
non raccontare più il regime fascista.
Andiamo
al 10 giugno 1924.
Matteotti
sta
recandosi alla Camera dei Deputati.
Amerigo
Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto
Poveromo lo
attendono in una macchina.
Lo
avevano pedinato e sapevano che strada avrebbe fatto.
Piccola
parentesi. In precedenza era già stato pedinato e si era organizzato
un attentato ai suoi danni: Matteotti avrebbe dovuto recarsi a Vienna
per un congresso del partito socialista. Per l'occasione, il 31
maggio 1924,
Antonio
Dumini
scrisse al direttore del carcere Poggioreale di Napoli,
chiedendo la scarcerazione di un prigioniero austriaco.
Gli fu concessa. Tre giorni dopo, Dumini incontrò il suddetto e gli
diede indicazione di seguire il deputato socialista nel suo viaggio.
Il
piano era semplice: ucciderlo a Vienna, mascherando l'attentato come
una congiura interna al partito dello stesso.
Due
soli giorni dopo, infatti, gli fu rilasciato il permesso per il
viaggio, che gli era stato fino ad allora negato.
Matteotti
tuttavia quel viaggio non lo fece e Dumini e i suoi tirapiedi
dovettero modificare i piani.
(I
casi della storia: senza questa coincidenza probabilmente non si
sarebbe mai parlato dell'omicidio)
Primo
pomeriggio del 10 giugno 1924. Continuiamo.
Dalla
macchina parcheggiata scendono due uomini che aggrediscono Matteotti.
Ma egli riesce a difendersi, ne getta uno per terra e tenta la fuga.
Un terzo uomo lo colpisce in piena faccia con un pugno e lo
stordisce. Altri due intervengono per caricarlo in macchina.
(La ricostruzione è grazie a due ragazzini che assisterono all'intera scena)
(La ricostruzione è grazie a due ragazzini che assisterono all'intera scena)
In
macchina il deputato cerca disperatamente aiuto, tant'è che
riesce a divincolarsi e gettare dal finestrino il suo tesserino da
parlamentare,
probabilmente nella speranza che qualcuno lo ritrovi e ricostruisca
la strada che fanno i rapitori (verrà ritrovato in seguito da due contadini).
Secondo
la ricostruzione, non potendo immobilizzare il rapito, Giuseppe
Viola
lo accoltella due volte, provocandogli la
morte di lì a qualche ora.
Il
deputato Giacomo Matteotti verrà malamente seppellito (secondo le indagini per l'operazione fu usato un
cric) in un bosco a Riano (a 25 km da Roma) e sarà ritrovato il 16
agosto.
Veniamo
ai responsabili.
Se
gli esecutori materiali furono identificati in 5 uomini (da Dumini
a Viola
e
gli altri già citati), bisogna appurare i mandanti,
cioè
le persone dietro al progetto.
E
non lo si ancora con certezza (!).
Abbiamo
parlato dei giornali sempre più fascisti, adesso andiamo al
nòcciolo del fenomeno:
Benito Mussolini.
Mussolini,
con
un celebre
discorso del 3
gennaio 1925,
si assunse davanti
al Parlamento la
“responsabilità politica, morale e storica” di
quanto era avvenuto.
Egli, che il 12 giugno dell'anno prima (2 giorni dopo la scomparsa di Matteotti) aveva dichiarato:
Egli, che il 12 giugno dell'anno prima (2 giorni dopo la scomparsa di Matteotti) aveva dichiarato:
“Credo che la Camera sia ansiosa di avere notizie sulla sorte dell'onorevole Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio di martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non ancora ben precisate, ma comunque tali da legittimare l'ipotesi di un delitto, che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del governo e del parlamento”
... anche successivamente, Mussolini, affermò di aver
saputo della scomparsa di Matteotti solo
la sera dell'11 giugno.
Fu dunque egli a ordinare l'uccisione di Matteotti?
Sul caso aleggiano talmente tante ombre che non lo possiamo sapere con certezza. I
giornali non hanno mai cercato di chiarire una volta per tutte chi
fosse il mandante di uno
degli omicidi più importanti nella storia d'Italia.
Ricapitoliamo
…
e
cerchiamo di vederci chiaro.
- Matteotti si oppose con fermezza al regime
- L'uccisione di Matteotti storicamente diede il via alla dittatura fascista
- Mussolini, sia prima che dopo, sostenne in modo credibile di non sapere nulla
- Mussolini si assunse la colpa di questa e le altre esecuzioni materialmente fatte dalla milizia fascista
- In un processo del 1926 vennero condannati i 5 uomini che rapirono Matteotti e a seguito Mussolini fece dimettere molti esponenti del partito (Farinacci, segretario nazionale, che aveva guidato il collegio di difesa al processo; De Bono, capo della Pubblica Sicurezza)
- La stampa italiana di regime non indagò (tra queste, la cosa più comprensibile)
- Dopo il regime, in 3 processi del 1947, non venne accertata la responsabilità di Mussolini, bensì solo di esponenti fascisti, tra cui i sopracitati
- La stampa libera non venne comunque a capo delle vicende
- Neppure parlò del caso della multinazionale petrolifera Sinclair Oil, possibile movente dell'omicidio Matteotti
Questa
dovrebbe essere un'altra storia. Invece sarà soltanto un'altra puntata. Di (nera) storia italiana.
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